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Superare la paura di parlare

Parlare in italiano anche quando non ti senti pronto

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di Daniela Casillo | 16 Settembre 2025


Ciao,

Oggi vorrei raccontarti la storia di una voce. Non una voce qualunque, ma la tua. Quella che forse ogni tanto si nasconde, quella che si blocca davanti a una parola dimenticata, quella che a volte esce sottovoce, piena di “scusa”, “ehm”, silenzi.

È una voce che non osa sempre, che controlla, si giudica, si trattiene. E se ti riconosci in queste parole, sappi una cosa: non sei solo.

Succede a moltissime persone che stanno imparando una lingua nuova. Succede ogni volta che iniziamo a credere che “parlare bene” significhi non sbagliare mai.

E… se non fosse vero?

E se parlare bene volesse dire farlo con autenticità, con coraggio e con la voce che abbiamo oggi — anche se trema un po’?

La trappola della performance

Spesso il vero ostacolo non è la grammatica. Non è nemmeno il vocabolario o la pronuncia.

È che viviamo l’italiano come una performance, un esame costante. Vogliamo “parlare bene”, “essere corretti”, “non fare figuracce”. Cerchiamo la parola giusta, la frase giusta, l’intonazione giusta… E così, parola dopo parola, ci dimentichiamo che la lingua è uno spazio di espressione, non un palco su cui esibirsi.

Ma imparare non è questo.

Imparare significa sbagliare, riformulare, ridere di sé, fermarsi e riprovare. Esattamente come si impara a suonare uno strumento: con il tempo, con l’errore e con la cura.

Il filtro affettivo: quando la mente alza un muro

Nella psicologia dell’apprendimento c’è un concetto importante: si chiama filtro affettivo.

È quella specie di barriera che la nostra mente alza quando abbiamo paura di sbagliare, di essere giudicati, di non essere abbastanza.

È come se dentro di noi ci fosse una voce che sussurra: “Stai zitto. È meglio non dire niente, così almeno non sbagli.”

È una voce che molti conoscono. Io la conosco bene. Ma ho imparato una cosa: Questa insicurezza, questa voce che giudica, non sono io. E nemmeno tu.

È solo l’eco di un sistema che ci ha insegnato che “valiamo” solo se facciamo tutto giusto e che ci ha insegnato a misurare il nostro valore con la perfezione.

Quella voce ti fa credere che non sei pronto, che non sei all’altezza, che devi migliorare ancora prima di osar parlare. Ma la verità è che nessun madrelingua ti farà un esame. Ti chiederanno di essere presente. Di esserci, anche con la tua voce imperfetta.

Ma oggi, sai cosa puoi fare? Ascoltare quella voce e lasciarla andare. Non devi combatterla. Basta riconoscerla, accoglierla… e poi continuare lo stesso. Rimanere. Parlare. Esprimerti.

Il problema è che questo filtro impedisce alla lingua di passare. Possiamo avere mille parole nella testa, ma se il corpo è contratto, se la mente è in allarme, se ci sentiamo a disagio… la voce si spegne.

E allora non si tratta di imparare più verbi, ma di imparare a fidarsi di sé.

E se provassimo a cambiare prospettiva?

E se invece di cercare la fluency perfetta iniziassimo a cercare la sicurezza sufficiente?

Perché il problema non è che non sai abbastanza. Il vero ostacolo è la sicurezza. Puoi conoscere tutte le regole grammaticali, ma se ti manca la fiducia per esprimerti, resterai in silenzio. Anche quando avresti qualcosa di bellissimo da dire.

Non una fiducia arrogante o finta, ma quella che nasce quando ci diamo il permesso di sbagliare, di non sapere tutto, di scoprire la nostra voce mentre parliamo.

La paura la sento anch’io, ancora oggi. Ma ho imparato a lasciarla passare. A guardarla, a sorriderle e a tornare a me. A restare. A parlare anche con la voce che trema. Anche con l’errore che scivola. Anche quando mi sembra di non essere “abbastanza”.

Perché, vedi, non bisogna essere perfetti per essere bravi. E non bisogna essere perfetti per essere capiti.

L’italiano non è una performance: è uno strumento di connessione, di espressione e di libertà.

Quando impari a convivere con i tuoi errori, a non temerli, ti accorgi che ogni errore è solo un piccolo passo avanti. È la prova che stai cercando di costruire un ponte, non di salire su un podio. E quello che conta è la tua autenticità, la tua voglia di comunicare, di metterti in gioco e il desiderio di portare te stesso nel mondo.

Cosa può aiutarti davvero

Ecco alcune piccole cose che puoi iniziare a fare oggi — non per diventare perfetto, ma per avvicinarti un po’ di più a te stesso quando parli italiano.

  • Parla con la voce che hai oggi: non aspettare di “sentirti pronto”. Non c’è un giorno perfetto per iniziare a parlare. Inizia ora, con le parole che conosci e con quelle che arrivano.

  • Crea (o trova) uno spazio sicuro: un’amica, un insegnante, un gruppo online. Un posto dove puoi parlare senza essere corretto ogni due secondi, dove l’accento non conta e dove il messaggio vale più della forma.

  • Non fossilizzarti sulla grammatica: la grammatica serve, certo. Ma prova a danzare mentre pensi ai nomi dei muscoli che si muovono. Impossibile, vero? È lo stesso con l’italiano. Parlare è spontaneità, lessico attivo, decisione immediata. Serve allenamento, non solo regole. Serve ascolto, esposizione, ripetizione. Serve lasciar andare il bisogno di “dire tutto giusto” e iniziare a dire, punto.

  • Esporsi. Esporsi. Esporsi: l’italiano non ti entrerà mai davvero dentro se resta solo nei libri. Hai bisogno di ascoltarlo e parlarlo, anche quando fa paura. Ascolta, parla, scrivi, leggi ad alta voce. La lingua va vissuta, non solo studiata.

  • Parlati con gentilezza: sii la prima persona a non giudicarti e a incoraggiarti. A dire: “Ok, ho sbagliato. Ma ci ho provato.” E questo è già moltissimo. Valorizza quello che riesci a dire, anche se è poco, anche se è semplice. Questa è la vera svolta: quando smetti di giudicarti per ogni errore, quando inizi a parlarti con più gentilezza, quando ti permetti di esplorare l’italiano con curiosità — non con paura — allora qualcosa cambia. Imparare una lingua smette di essere una corsa verso la perfezione e diventa un cammino di scoperta. Fatto di esperimenti, tentativi, ma anche di bellezza, di soddisfazioni sincere e anche di errori. Infatti sono proprio gli errori a mostrarti quanto coraggio hai messo nel provare. E sii orgoglioso di te stesso, perchè stai facendo una cosa difficile, parlare… è difficile. E lo è per tutti.

  • Sposta il focus: non ricordare una parola non è una tragedia. Puoi spiegare, fare un esempio, usare un gesto. La comunicazione è creativa, non è un test a crocette. E ogni volta che riesci a dire qualcosa in un altro modo, stai diventando più libero.

  • Ascolta, ripeti, gioca: sii come una spugna: assorbi, imita, esagera anche. Gioca con la lingua. Non cercare sempre di capire tutto. Lasciati vivere dentro la lingua, come si fa con una canzone.

  • Accogli l’errore: l’errore non è un fallimento, è una tappa. Anzi, a volte è il punto da cui nasce il vero apprendimento. Un errore può anche essere tenero, simpatico, connettivo. Non ti allontana dagli altri, ti avvicina. Ti hanno detto che l’errore è un problema. Io ti dico: l’errore è una finestra che si apre. Non correggere ogni cosa, non farti bloccare. L’obiettivo non è parlare come un madrelingua. È parlare come te. Con autenticità. Con connessione. Con voglia di comunicare e non di impressionare.

Il mio invito per te

Smetti di cercare la perfezione. Comincia a parlarti con più gentilezza. Smetti di trattarti come un progetto da correggere. Comincia a vivere l’italiano come un luogo di libertà, non come una prigione di regole e giudizi.

Ogni parola che dici è un atto di coraggio. Ogni errore è un passo avanti. Ogni volta che trovi la forza di esprimerti, stai costruendo qualcosa di prezioso. Un ponte. Una relazione. Una versione più vera di te. L’italiano non è un’esibizione. È una porta aperta. Un modo per portare il tuo mondo dentro un’altra lingua.

Perché…

Si è qui per non essere perfetti.

Si è qui per essere veri.


Pronto a fare il salto?

E se stai cercando uno spazio sicuro, nel mio Italian Cinema Club trovi un posto lontano dal giudizio. Un luogo dove l’italiano non è una gara, ma un cammino condiviso. Dove si parla con il cuore, non con la perfezione. Dove si cresce insieme, un dialogo alla volta.

Ti aspetto. Con tutta la tua voce. Con l’accento. Con le pause. Con la bellezza imperfetta di chi sceglie ogni giorno di esserci.

dani italian daniela the teacher of italian

Chi Sono

Ciao, sono Daniela e insegno italiano dal 2022. Ho scelto di insegnare l’italiano in modo diverso: più autentico, più vivo, più umano. Perché imparare una lingua non è riempirsi la testa solo di grammatica: è connettersi con le persone, emozionarsi, scoprire nuove prospettive.

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